La salute del futuro, come affrontare i cambiamenti in sanità

Diverse innovazioni, nate nei laboratori e nei centri di ricerca di tutto il mondo negli ultimi dieci anni, sono ormai arrivate sul mercato globale e stanno letteralmente rivoluzionando la medicina. È a partire da questa premessa che Valentina Mantua, psichiatra e dirigente medico di Aifa ha appena pubblicato un libro “La salute del futuro. Come ci cureremo tra vent’anni” edito da Edra, nel quale si occupa di quali strategie attuare per affrontare i profondi cambiamenti in atto nella sanità

Il libro si intitola “La salute del futuro” a chi è rivolto e come cambierà da qui a vent’anni la cura?
Il libro è dichiaratamente divulgativo e si rivolge a tutti. La salute è un tema che riguarda la vita di tutti noi e va distinto dalla sanità che invece neLa Salute del Futuro rappresenta l’elemento organizzativo e istituzionale.

In questi anni e ancor più negli anni a venire assisteremo a cambiamenti epocali nel modo in cui siamo a abituati ad occuparci della nostra salute.

Per prima cosa si potranno curare malattie prima ritenute incurabili, basti pensare alle potenzialità della terapia genica.

In secondo luogo la rivoluzione digitale metterà a disposizione del cittadino molte informazioni sulla propria salute, non solo attraverso Google, come si tende a pensare, ma soprattutto attraverso dispositivi indossabili e strumenti diagnostici o per l’analisi genetica poco costosi e disponibili su larga scala.

Il libro vuole dialogare con la comunità e spero aiutarla a fare un primo passo verso questo cambiamento.

Come conciliare tradizione e modernità in ambito medico-farmacologico? Quanto la formazione tradizionale dei medici continuerà a contare nella gestione dei pazienti? Come devono adeguare le loro competenze?

La formazione medica tradizionale si basa su un tipo di relazione paternalistico nella quale il medico detiene la conoscenza e il paziente si pone in una posizione asimmetrica, inoltre, nel modello tradizionale di cura, il paziente si rivolge al medico solo quando sta male. Entrambi questi elementi sono destinati a modificarsi.

Più il paziente acquisirà informazioni e conoscenza più la relazione con il medico sarà paritaria e naturalmente il medico dovrà essere pronto a gestire un paziente informato che presenta dati complessi sulla propria salute, polimorfismi genetici ad esempio.

Molti colleghi tendono a resistere a questo cambiamento che vivono come una frustrazione, lo abbiamo visto quando sulla porta di un ambulatorio dell’Istituto Tumori di Milano è apparso il cartello “Coloro che si sono già diagnosticati da soli tramite Google, ma desiderano un secondo parere, per cortesia controllino su yahoo.com“.

Naturalmente, come scrivo nell’ultimo capitolo del libro, la malattia e la sofferenza ad essa legata, sono dimensioni intime dell’esistenza umana e dunque alcuni elementi relazionali rimarranno insostituibili. Non è pensabile che un sistema di intelligenza artificiale o un robot possano sostituire l’esperienza clinica, il contatto umano, l’empatia.

La prevenzione sembra acquisire un ruolo sempre più centrale in prospettiva. È così?

È così per due motivi.

In primo luogo, come descrivo nel primo capitolo, le malattie sono cambiate. In epoche passate le grandi epidemie hanno fatto la storia dell’umanità, ora grazie alla tecnologia e all’organizzazione dei sistemi sanitari l’aspettativa di vita media è enormemente aumentata e le malattie più prevalenti sono quelle croniche, i tumori, ma anche le malattie legate agli stili di vita come il diabete, la sindrome metabolica le malattie cardiovascolari, respiratorie e non ultime le malattie del sistema nervoso.

Per questo motivo, la cura migliore è la prevenzione che agisce sui fattori di rischio, l’alimentazione, l’esercizio fisico, il fumo, l’inquinamento ambientaleLa Salute del Futuro, sono tutti elementi modificabili e sui quali si può agire. Inoltre molte epidemie moderne condividono fattori di rischio, cosi che se si controlla il diabete o la pressione arteriosa si prevengono le malattie cardiovascolari, ma anche quelle degenerative come le demenze.

In secondo luogo bisogna iniziare a pensare che la ricerca scientifica ha approfondito la conoscenza di molte malattie e si assiste a una tendenza generale a intervenire su persone cosiddette “a rischio”, magari perché sono positive a un biomarcatore, ma prima che la malattia o i sintomi si manifestino. Dunque la prevenzione è anche l’individuazione di persone che presentano un rischio, anche questo processo è reso possibile grazie alla tecnologia.

Come dovranno cambiare i sistemi sanitari per adeguarsi al cambiamento?
I sistemi sanitari dovranno assecondare questi cambiamenti da tutti i punti di vista, l’organizzazione, la formazione e i sistemi di finanziamento.

Nell’ultimo capitolo del libro, oltre a una descrizione degli scenari futuri, offro un decalogo di priorità per i sistemi sanitari attorno alla quale, a mio giudizio, andrebbero costruite politiche innovative, queste ultime saranno forse argomento del prossimo volume.

Link all’articolo originale